alcuni termini giapponesi

Alcuni termini giapponesi

 

Lolicon -questo genere coinvolge le ragazze in età prepuberale tra i 6 e gli 11 anni o appena adolescenti. Si tratta principalmente di pornografia animata, dato che l'età minima legale per le attrici dei film pornografici in Giappone è di 18 anni.

Shotacon -simile a lolicon, questo genere presenta ragazzi in età prepuberale o minorenni di età compresa tra i 6 e gli 11 anni. Anche in questo caso si tratta di pornografia animata date le restrizioni sull'età in vigore in Giappone.

Yaoi - la trama presenta spesso due giovani uomini cresciuti in un rapporto omosessuale. I destinatari sono in genere giovani donne adulte. Presenta tipicamente la figura di un uke effeminato o sottomesso e di un seme mascolino o dominatore.

Bara -un sottogenere dello yaoi. Si concentra sul desiderio e l'amore tra maschi, creato da e per uomini gay adulti e tende a concentrarsi sugli ostacoli più realisticamente e alle sfide sociali che derivano dall'essere omosessuali in Giappone.

Yuri - tipicamente caratterizzato da due giovani donne coinvolte in una relazione omosessuale. Si rivolge prettamente ad un pubblico maschile ma è molto meno popolare dello yaoi.

Porno per le donne-nuovo sottogenere rivolto a un pubblico prettamente femminile, raffigurante eromen ("uomini erotici") che sono sempre disponibili davanti alle esigenze delle donne

Bukkake- è una pratica di sesso di gruppo in cui più uomini eiaculano a turno o insieme su una persona, talvolta può coincidere con l'ingestione di sperma. Questa pratica è prevalentemente in uso in certi generi di nicchia della cinematografia pornografica e talvolta in queste scene sono coinvolti decine di partecipanti di sesso maschi.

Gokkun- è una parola onomatopeica la cui pronuncia assomiglia al suono emesso durante la deglutizione. Tra le scene gokkun che ricorrono nei film porno si trovano una o più donne che bevono o leccano lo sperma da bicchieri, piatti, tazze, eccetera.Al di fuori del Giappone il gokkun è considerato una versione alternativa del bukkake o è, erroneamente, considerato una pratica analoga.,

Tentacle rape (letteralmente stupro tentacolare) è un concetto, presente sia in horror hentai che in film a sfondo horror/pornografico, dove creature mostruose dotate di numerosi tentacoli abusano di giovani donne. Gran parte del genere rientra nell'ambito del BDSM ed in particolare del bondage, quando la vittima è imprigionata dai tentacoli. Oltre alle donne, le vittime possono essere giovani uomini e in tal caso si tratta di tentacle-rape-yaoi.

Manga- è un termine giapponese che indica i fumetti di piccolo formato originari del Giappone. In Giappone il termine indica tutti i fumetti, indipendentemente dal target, dalle tematiche e dalla nazionalità di origine. Il fumetto giapponese include opere in una grande varietà di generi, come avventura, romantico, storico, commedia, fantascienza, fantasy, giallo, horror ed erotico.A partire dagli anni cinquanta il manga è diventato uno dei settori principali nell'industria editoriale giapponese, con un mercato di 420 miliardi nel 2009( circa 3,2 miliardi di euro). Benché nata in Giappone, questa forma di intrattenimento è stata esportata e tradotta in tutto il mondo, con una platea internazionale molto nutrita

Pinku eiga- indica un macrogenere del cinema giapponese che include genericamente qualsiasi film contenga nudità o abbia a che fare con il sesso (sia esso un film drammatico, thriller, d'exploitation, ecc.), ma è spesso utilizzato per identificare un genere più definito, di contenuto erotico softcore, nato alla fine degli anni sessanta e prodotto anche oggi, caratterizzato dal basso costo di produzione e dai tempi brevissimi di realizzazione (solitamente una settimana di riprese).

AV – acronimo di Adult Video, viene usato per indicare i film per adulti

Av idol- si definiscono così le attrici pornografiche

dōjinshi-è una rivista giapponese pubblicata in proprio. Il loro contenuto è generalmente collegato al mondo di anime e manga, ma esistono anche molte dōjinshi su videogiochi o telefilm (non necessariamente giapponesi). Le dōjinshi sono realizzate quasi unicamente da amatori.

Mangaka (è una parola giapponese che indica un autore di fumetti. In Occidente la parola viene generalmente utilizzata per indicare un autore di fumetti con caratteristiche analoghe ai manga.

Hentai- è una parola giapponese che significa pervertito o anormale,In Giappone si utilizza soprattutto con il significato di "sessualmente perverso" e ha una connotazione molto negativa, in quanto indica forme di "perversione sessuale" In occidente il termine sta ad indicare un film di animazione a carattere erotico dedicato ad un pubblico adulto.

Bakufu -questo termine veniva usato in Giappone per indicare il governo militare dello shōgun e significa letteralmente "governo della tenda", in omaggio alle tende in cui vivevano i militari durante le campagne militari.

Shōgun- l"comandante dell'esercito “era un titolo ereditario conferito ai dittatori militari che governarono il Giappone tra il 1192 ed il 1868. Il titolo, equivalente al grado di generale, era riservato alla carica più alta delle forze armate del paese. Nonostante ogni shōgun dovesse essere nominato tale dall'imperatore, la nomina era un atto puramente formale.

Benshi- "colui che commenta", erano dei commentatori giapponesi che, nei primi decenni del XX secolo, avevano il compito di fornire al pubblico una narrazione orale durante le proiezioni dei film muti, sia occidentali che giapponesi, posizionato in piedi a fianco dello schermo su cui veniva proiettato il film muto, svolgeva il ruolo di narratore e di interprete di situazioni e di personaggi, introducendo la storia e spiegandone contestualmente il suo svolgimento.In generale, i requisiti fondamentali per un benshi erano la capacità di manipolare la propria voce assieme ai movimenti del viso e del corpo, per collegare la recitazione alle immagini proiettate, e l'abilità di adattare il proprio ruolo in base al genere di film e al tipo di personaggi coinvolti nella trama.

bushido- via (o morale) del guerriero è un codice di condotta e uno stile di vita - simile al concetto europeo di cavalleria e a quello romano del mos maiorum - adottato dai samurai (o bushi, da cui il nome), cioè la casta guerriera in Giappone. In esso, a differenza di altri addestramenti militari nel mondo, sono raccolte, oltre le norme di disciplina militari, anche quelle morali .

katana- è una spada giapponese corrispondente ad una scimitarra o sciabola ma con impugnatura a due mani.I giapponesi usano questa parola per indicare genericamente una spada, infatti il termine più corretto è uchigatana, il quale si riferisce nello specifico ad un'arma bianca a lama curva e a taglio singolo, di lunghezza superiore a 2 shaku (più di 60,6 centimetri), usata dai samurai.Nonostante permettesse di stoccare efficacemente, la katana veniva usata principalmente per colpire con fendenti, impugnata principalmente a due mani. Essa veniva portata alla cintura (obi) con il filo rivolto verso l'alto, in modo che potesse essere sguainata velocemente e che in nessun modo il filo della lama potesse danneggiarsi contro l'interno del fodero. Era portata di solito dai membri della classe guerriera, insieme alla wakizashi, una seconda sciabola più corta (fra 1 e 2 shaku). La combinazione delle due era chiamata daishō (大小) e rappresentava il potere (o classe sociale) e l'onore dei samurai, guerrieri che obbedivano al loro daimyō (feudatario).

wakizashi --era solitamente portata dai samurai insieme alla katana. Quando indossate insieme la coppia di spade era detta daishō ("grande e piccola", grande per la katana e piccola per la wakizashi). La lunghezza della lama è compresa tra 1 shaku (30,3 cm) e 2 shaku (60,6 cm). Mentre il samurai poteva (a volte) riporre la sua katana, per esempio in caso di visite ufficiali, egli non si separava mai dalla wakizashi, che veniva chiamata "la guardiana dell'onore".La coppia di spade veniva portata dal samurai infilandole nella cintura: la katana al fianco sinistro, e la wakizashi davanti al ventre (hara, sede dell'anima per i giapponesi). Da qui il concetto di "guardiana dell'onore", che spiega anche perché i samurai si tagliassero il ventre per suicidarsi. Veniva anche utilizzata dal samurai per suicidarsi (seppuku) ma solamente nei casi di assenza del più pratico e usato, per questo tipo di funzione, coltello (tantō).

seppuku-è un termine giapponese che indica un rituale nell'antico Giappone per il suicidio obbligatorio o volontario, privilegio esclusivo della casta dei samurai. Era il modo in cui il samurai evitava la pena capitale, manifestava cordoglio per la morte del proprio signore oppure protestava per un'ingiustIzia,il seppuku veniva eseguito, secondo un rituale rigidamente codificato, come espiazione di una colpa commessa o come mezzo per sfuggire a una morte disonorevole per mano dei nemici. Si riteneva che il ventre fosse la sede dell'anima e pertanto il significato simbolico sotteso al rituale era quello di mostrare agli astanti la propria essenza, priva di colpe e in tutta la sua purezza. Alcune volte praticato volontariamente per svariati motivi, durante il periodo Edo (1603-1867) divenne una condanna a morte che non comportava disonore: il condannato, infatti, vista la sua posizione nella casta militare, non veniva giustiziato ma invitato o costretto a togliersi da solo la vita praticandosi con un pugnale (tantō) una ferita profonda all'addome, di una gravità tale da provocarne la morte. Una volta aperta la ferita , un amico fidato kaishaku provvedeva a tagliare la testa con la katana per evitare atroci sofferenze

harakiri- molto simile al seppuku, solo che veniva eseguito in solitudine, non c'era nessuno che provvedeva a tagliare la testa .

Chambara -significa letteralmente combattimento con la spada e, riferita al cinema, indica il filone creativo dei film di cappa e spada giapponesi.Questi film (anche noti come Samurai movies) rappresentano per il Giappone quello che il western rappresenta per gli Stati Uniti d'America: una mitizzazione di una parte della storia nazionale (in questo caso il periodo medievale feudale nipponico) che nella sua versione cinematografica ha contribuito in parte a creare la moderna identità nazionale del paese.

Il pachinko -è un gioco d'azzardo giapponese, ideato sul finire della seconda guerra mondiale .Dietro al pachinko però, come in molti settori che movimentano ingenti quantità di denaro, si manifesta l'ombra della criminalità giapponese, in questo caso della Yakuza, della quale l'industria del gioco d'azzardo è l'attività tradizionale.

Il pachinko è praticato in sale simili a casinò (le sale pachinko), dove c'è un certo numero di macchine. Il giocatore deve acquistare presso il banco le sfere d'acciaio che sono necessarie per giocare. Quelle più moderne sono dotate anche di un cambia-soldi interno per poter procedere all'acquisto delle sfere in modo automatico.

La macchina in cui si svolge il gioco è una sorta di flipper, che si sviluppa in verticale: il giocatore inserisce una sfera nella macchina, che la rilascia in cima al campo di gioco, su cui si trovano pioli, barriere e così via: la sfera, una volta rilasciata, inizia quindi a rimbalzare su di essi. Nel campo di gioco sono presenti anche dei fori d'uscita: se la sfera li raggiunge, si vincono ulteriori sfere, che danno diritto ad altre partite. Se invece la sfera cade sul fondo della parete, essa viene persa

Per legge le sfere non possono essere cambiate in contanti all'interno delle sale in cui vengono distribuite, per cui all'interno delle sale vengono cambiate con delle fiches o con dei premi simbolici che potranno poi essere convertiti in denaro all'esterno del locale stesso presso appositi sportelli. Il noto videogioco Peggle si basa sullo stesso principio fisico alla base del Pachinko.

yubitsume- "accorciamento di dita" è un rituale giapponese per espiare la colpa di gravi scorrettezze compiute verso qualcuno, un modo per essere puniti o per mostrare scuse sincere; consiste nell'amputazione delle falangi del proprio mignolo; questa pratica è retaggio quasi esclusivo della yakuza, la principale organizzazione criminale giapponese.

Si ritiene che il rituale abbia avuto origini tra i bakuto, scommettitori itineranti, precursori della moderna yakuza. Se una persona non era in grado di ripagare il proprio debito di gioco, a volte lo yubitsume poteva essere considerato una modalità di rimborso adeguata.

Nell'arte della scherma giapponese la presa del mignolo sull'elsa è quella più stretta: chi aveva il mignolo amputato era quindi incapace di una presa ottimale sulla spada, rendendolo più debole in battaglia e quindi più bisognoso di protezione dal suo capo.

Il rituale

Per compiere lo yubitsume si stende un piccolo telo pulito e vi si posa sopra la mano con il palmo verso il basso. Utilizzando un coltello molto affilato, la persona taglia una porzione del proprio mignolo sinistro sopra la prima nocca. Avvolge quindi la parte recisa nel telo e porge con cura il "pacchetto" al proprio oyabun ("capo"), chiamato anche kumicho ("padrino").

In caso di oltraggi reiterati si procede con l'articolazione successiva del dito. Oltraggi successivi possono richiedere la rimozione di porzioni del mignolo destro, se non rimangono più parti di quello sinistro. In certi casi a un membro espulso dalla yakuza viene imposto il rituale dello yubitsume.

 

 

 

Altro in questa categoria: « Akira Kurosawa casa del thè »